Fare siti con WordPress per lavoro: lo dimostra il nostro blog e lo dice il nostro designer

Condividi su Facebook [0]

Torniamo sull’argomento “nuovo blog di Ehiweb”, proprio questo che stai leggendo e che è andato online qualche giorno fa. Qui parliamo anche di lavoro e di nuovi lavori, e abbiamo pensato che questa fosse l’occasione giusta per rivolgerci a chi sta cercando la sua strada ed è affascinato dall’argomento “fare siti web” a cui noi aggiungiamo “con WordPress” intervistando Ivan Rachieli, che ha costruito il nostro blog nuovo di zecca.

Speriamo che il post sia utile a chi vuole capire quanto impegno, quanta tecnica e visione ci vogliono per farsi strada in questo mondo e che possibilità ci sono di trasformare tutto in un lavoro vero, di quelli che alla fine portano a casa ricompense e soddisfazioni. La parola a Ivan.

Ivan, cosa facevi prima di fare siti web con WordPress e come sei arrivato a fare questo lavoro?

Prima di fare questo lavoro ho fatto molte cose diverse che con questo lavoro non c’entrano molto. Mi sono iscritto a scienze della comunicazione per poi mollare e laurearmi in letteratura russa. Poi ho fatto un Master in editoria e ho lavorato un paio d’anni in un grosso gruppo editoriale dove seguivo la produzione degli ebook.

Lì è stato dove ho iniziato a infilare seriamente le mani nel codice – sono online da quando c’è internet in Italia ma chissà perché non mi era mai venuto in mente di farlo – e un sacco di altre cose utili le ho imparate quando me sono andato dall’editoria per fare il Product Manager.

Poi un giorno sono rimasto senza lavoro, e ho pensato che se c’era una cosa che mi andava di fare e che sapevo un po’ fare erano i siti internet, e allora ho iniziato a dirlo in giro. I primi clienti sono arrivati quasi subito, e usare WordPress è stata una scelta naturale: lo conoscevo già, lo usavano tutti, in giro c’era un sacco di documentazione, corsi e tutorial. Un po’ per volta ho imparato a fare bene questo lavoro e continuo a imparare.

Cosa serve e quanto tempo ci vuole per diventare bravi abbastanza da poter vendere i propri siti ad altre persone?

Non tantissimo, in realtà, perché quello che conta secondo me non è la tecnica. Intendiamoci, la tecnica serve, e serve diventare bravi a usarla a proprio vantaggio, ma quello che conta davvero è altro. Bisogna saper ragionare per obiettivi, mettersi nei panni di chi usa il sito, fare molte domande, parlare con le persone coinvolte nel progetto, essere buoni osservatori e saper capire al volo se una cosa funziona o no, se ha senso o no per raggiungere un obiettivo e risolvere un problema.

Bisogna saper scegliere e difendere le proprie scelte, selezionare e dire di no, se è il caso. Tutte queste cose si possono imparare, ma se fanno parte di un’attitudine che uno ha, allora usando uno strumento potente come WordPress – e avendo voglia di sporcarsi le mani, studiare e imparare la tecnica un po’ per volta – si può iniziare a vendere i propri siti ad altre persone nel giro di qualche mese.

Soprattutto non bisogna avere paura di farlo: va bene lavorare gratis a un progetto per iniziare, ma se ci si accorge di avere talento allora prima si inizia a vendere – e a chiedere un giusto compenso – meglio è.

Puoi spiegarci, come hai detto a Torino (dove si svolge ogni mese uno dei MeetUp italiani dedicati a WordPress), perché per te WordPress significa libertà?

Prima di tutto perché mi ha reso libero, e come me ha reso libere molte persone. Sono diventato freelance più per forza che per convinzione, ma mi è sempre piaciuta l’idea di poter disporre del mio tempo e delle mie energie, di poter scegliere il luogo da cui lavorare e le persone con cui lavorare, e senza WordPress non credo che sarei stato davvero in grado di farlo.

Se sono riuscito a imparare un mestiere e a costruire una professione è stato grazie a tutte le persone che negli anni hanno lavorato intorno a WordPress, hanno dato vita a una comunità e hanno costruito gli strumenti che hanno permesso a me e ad altri la possibilità di imparare partendo da zero. Poi c’è un’altro tipo di libertà, che è quella di costruire e fare vivere il proprio spazio online senza dipendere dalle decisioni e dai cambiamenti imposti da altri.

Facebook, Twitter, Medium sono tutti prodotti splendidi che hanno dato e danno alle persone la possibilità di esprimersi e di entrare in contatto con gli altri, ma io resto convinto del valore della propria libertà individuale. Di uno spazio – come dice Jeffrey Zeldman – in cui scrivere e pubblicare online in modo indipendente.

Fare un restyling per il blog di un provider: che esperienza è stata? Ti va di condividere il tuo punto di vista o un restroscena che trovi rilevante?

Questo è stato un restyling, certo, ma è stato anche molto altro. Abbiamo selezionato i contenuti scegliendo di mantenere solo i migliori dei cinque anni di vita del blog, e abbiamo ragionato. Ci siamo chiesti: a che cosa serve questo blog, ora? Quale obiettivo è ragionevole voler raggiungere? E rispondendo abbiamo preso delle decisioni e in base a quelle abbiamo progettato.

La chiarezza e le intenzioni dei nostri ragionamenti si vedono bene nel menu di navigazione: secondo me, la domanda “Cos’è Ehiweb” in primo piano risponde a ciò che si può chiedere chi finisce sul blog. In questa pagina troverà un testo studiato non tanto per vendere, quanto per raccontare e spiegare: questo è l’inizio di un percorso.

Poi mi piace molto anche l’identità visiva del sito: molto diverso da quello che si vede in giro di solito, e adesso molto in linea con l’identità di Ehiweb.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.