7 previsioni tecnologiche sbagliate (e spiegate)

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Sulla nostra pagina Facebook abbiamo tenuto per alcune settimane una rubrica dedicata alle previsioni tecnologiche sbagliate. Sappiamo che ogni errore macroscopico fa scappare una risata, ma anche che predire il futuro non è semplice e che sovente, quando si è immersi nella propria “bolla tecnologica”, è davvero difficile alzare lo sguardo e leggere il futuro alla luce del presente.

Qualcuno è senza dubbio capace di individuare delle tendenze ma, come dimostrano le previsioni tecnologiche sbagliate che fanno parte della nostra lista, anche persone e professionisti di tutto rispetto che hanno in mano e a cuore le sorti delle aziende che guidano, per eccesso di prudenza o di entusiasmo, cadono nella pericolosa tentazione di intepretare la realtà da un punto di vista troppo ristretto e danno alla luce frasi che poi Internet ricorda molto a lungo.

A volte la portata dell’errore si riduce se alla frase incriminata viene restituito un contesto e se si riesce a ricostruirne l’origine: è quello che abbiamo cercato di fare qui, riportando le previsioni sbagliate ma anche andando a cercare qualche particolare in più per spiegarle.

Ogni epoca vede il ripetersi di questi passi falsi. Un esempio? Ecco questa coppia di affermazioni sul telefono:

“Forse gli americani hanno bisogno del telefono. Noi no: abbiamo tanti fattorini.” – William Preece, Responsabile delle poste britanniche, 1876

Da una parte dell’Oceano c’era Bell e dall’altra Preece, ingegnere e inventore gallese che nel 1892 sviluppò un sistema telefonico molto simile a quello di Bell e lo testò nel Regno Unito. Com’è possibile allora che solo pochi anni prima un inventore della stessa tecnologia si esprimesse così a sfavore del telefono? Probabilmente a Preece fu chiesta una previsione sulla diffusione su larga scala del telefono anche in Inghilterra, sulla scia di quello che stava succedendo negli Stati Uniti, e lui disse che per motivi diversi, tra i quali anche le distanze, nel suo paese i fattorini o postini (messenger boys), sarebbero bastati a lungo.

“I cellulari non potranno mai sostituire i telefoni fissi.” – Martin Cooper, inventore del primo telefono cellulare portatile, 1981

Martin Cooper è un ingegnere statunitense, “pioniere e visionario all’interno dell’industria delle telecomunicazioni wireless” nonché inventore del primo telefono cellulare e prima persona a fare una telefonata con un telefono mobile nel 1973, quando lavorava alla Motorola. La batteria del primo cellulare durava 20 minuti e pesava cinque volte un moderno smartphone e l’infrastruttura per le telefonate mobili era praticamente inesistente: forse non c’è da meravigliarsi che anche un geniale inventore non riuscisse a intravedere il futuro della telefonia in mobilità. All BBC Martin Cooper disse che sperava nella diffusione dei cellulari ma, quanto a reale diffusione e successo, lui e il suo team “had no idea“, non riuscivano proprio a immaginarselo.

Un’altra fonte di divertimento e di qualche imbarazzo per chi si occupava di tecnologia a metà anni 2000 fu la nascita dell’iPhone, figlio di Steve Jobs.

“Tutti mi chiedono quando Apple produrrà il suo telefono. La mia risposta è: probabilmente, mai.” – David Pogue, Giornalista, 2006

Il 9 gennaio 2007 Steve Jobs presentava il primo iPhone alla convention Macworld: solo un anno prima Pogue, giornalista piuttosto famoso che si occupa da anni di tecnologia, scriveva sul New York Times che no, Apple non si sarebbe data alla telefonia cellulare soprattutto perché i carrier, i gestori di telefonia, erano abituati a imporre i loro standard e i loro veti e Apple non si sarebbe mai piegata ai loro voleri. In verità, Pogue nell’articolo scriveva che sarebbe stato ben contento di essere smentito da una novità dirompente nel mondo dei telefoni cellulari, ma invitava alla cautela ricordando che spesso i pettegolezzi, anche quelli tecnologici, sono destinati a rimanere tali. Non quella volta, ma il ragionamento di Pogue non mancava di basi logiche.

L’iPhone non ha speranze di guadagnare fette significative di mercato.” – Steve Ballmer, CEO di Microsoft, 2007

La risata di Steve Ballmer che accompagna il suo giudizio negativo sull’avvento dell’iPhone – troppo caro, e investire sull’hardware una mossa azzardata – ha fatto un pezzo di storia delle “previsioni tecnologiche sbagliate”. Come tutti sappiamo, l’iPhone si è guadagnato la sua enorme fetta di mercato e lo ha fatto soprattutto diluendo il costo alto dello smartphone all’interno delle bollette mensili dei gestori. Steve Ballmer non l’aveva previsto, e nel 2016 ha ammesso la sua poca lungimiranza in una intervista a Bloomberg: l’errore di Microsoft, dice Ballmer, è aver pensato di produrre hardware quando era già troppo tardi.

“Lo spam sarà un ricordo del passato entro due anni” – Bill Gates, 2004

Che non sia successo è sotto gli occhi di tutti. Quello che è più interessante sapere è che nel 2004 Bill Gates immaginava un sistema di scambio email basato, tra altre cose, anche sul pagamento da parte del mittente per inoltrare messaggi nelle caselle di posta altrui: in pratica, il destinatario avrebbe potuto chiedere un pagamento per far arrivare nella sua Inbox le email che non era proprio sicuro di voler ricevere e l’idea di Gates era che gli spammer, che spediscono email in quantità elevate, avrebbero ceduto di fronte a spese insostenibili. Attenuante: lo stesso Gates disse subito che forse si stava sbagliando.

“Internet ben presto esploderà in modo spettacolare, come una supernova, e nel 1996 collasserà” – Robert Metcalfe – 3COM, 1995

Ingegnere di gran fama e coinventore dell’Ethernet, Metcalfe ha la sfortuna di essere ricordato e riconosciuto anche per questa frase infelice. Due anni dopo averla pronunciata, tenendo fede alla promessa fatta all’epoca della previsione sbagliata, Metcalfe si rimangiò pubblicamente le sue parole, in senso letterale: prese un foglio con su scritta la sua previsione, lo ridusse in poltiglia con un po’ di acqua e lo mangiò.

“Non ci sono così tanti video che mi piacerebbe guardare” – Steve Chen, Fondatore di YouTube, 2005

Può capitare a chiunque inventi qualcosa di davvero nuovo: ne sei fiero ma non sai bene dove ti porterà. Fortunatamente, YouTube portò Steve Chen dritto nelle braccia di Google, che solo un anno dopo sborsò 1,65 miliardi di dollari per comprarselo.

“Nicholas Negroponte, Direttore del MIT, dice che presto compreremo libri e giornali su Internet. Certo, come no.” – Clifford Stoll, Astronomo e docente, Newsweek 1995

È solo uno dei passaggi di un articolo intitolato “Perché il web non sarà il Nirvana” che non mostrano grande fiducia nel futuro di Internet. È comunque interessante da leggere perché scritto da una persona che aveva dimestichezza con il mondo online, anche se Internet nel 1995 era davvero un’altra cosa rispetto a oggi.

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