Digital divide e Internet Service Provider: vi diciamo la nostra

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Come Internet Service Provider siamo naturalmente coinvolti nella questione del Digital Divide. Dato che su questo blog non ne abbiamo ancora parlato, ci sembra giunto il momento di dire la nostra sul tema, che ci sta particolarmente a cuore. Anche per fare chiarezza su un paio di cose. Ad esempio se è proprio vero che la banda larga in Italia costa molto di più che in altri paesi.

Dato che non tutti sono così “avanti” nella discussione del tema come possiamo essere noi operatori e smanettoni, forse è il caso di fare un attimo il punto sulla situazione.

Il tema del Digital Divide è (anche) quello della diffusione della Banda Larga ovvero della disponibilità per le aziende e le persone di una connessione veloce, tipicamente ADSL o fibra. E la connessione veloce significa potere usare appieno Internet e le sue potenzialità. Per fare business in modo più veloce e innovativo. Per usare Internet come fonte di apprendimento, di esplorazione del mondo, di relazione e di interazione.

Se Internet è la chiave per aziende e persone per vivere e sopravvivere nel XXI secolo, la banda larga (diciamo almeno 7 Mega) è considerata la condizione indispensabile per usare Internet in forma non basica. Anche perché contenuti e informazioni sono sempre più ricchi e quindi pesanti, e richiedono banda.

Il Divide è quindi la situazione dove non tutti hanno e possono avere questa banda larga. Una discriminazione, un handicap. Che attraversa il mondo e anche l’Italia, tagliando in due chi ha una strada verso il futuro e chi ha invece una mulattiera. Sono differenze legate alla geografia, alla disponibilità di reddito e al sesso. Di qui chi può sfruttare Internet per crescere, di là chi non può.

Il problema, anche se non solo Italiano, è fortemente Italiano. L’Europa si muove perché ritiene inaccettabile che oltre il 40% delle abitazioni dell’Unione non abbia la banda larga (l’Italia è al 22o posto :-(  ) Ma l’impegno europeo non sembra bastare: l’estensione della rete in fibra ottica in Europa cresce ad una velocità pari a circa la metà di quella con cui cresce la rete statunitense, ad un terzo di quella della Corea del Sud e circa un ottavo di quella del Giappone. Un divario che si allarga sempre più. (fonte: “Europe’s Digital Competitiveness Report 2010”)

È vero che in Italia le connessioni veloci costano tre volte di più che negli altri paesi europei?

È vero. In Italia costano di più, rispetto all’Europa.

Se uno non analizza bene magari non lo vede: i prezzi al pubblico all’estero possono sembrare uguali ai nostri ma la capacità di trasmissione è maggiore. Per esempio 30 mega o 100 Mega costano in media intorno ai 39/40 Euro al mese, quanto una 7/10 mega in Italia. Si paga lo stesso ma si ha molto di meno.

E perché costa di più in Italia? La tecnologia non è la stessa più o meno per tutti?

Il motivo è semplice: in Italia l’operatore sulla linea ADSL paga due canoni, il canone di accesso ADSL e il canone per la linea. Questi costi vivi incidono per il 75-80% sul costo delle linea ed inoltre l’operatore deve aggiungerci i costi della propria infrastruttura di rete (trasporto dati, datacenter e hardware) oltre al costo vivo della banda internet. Quindi l’operatore per tenere bassi i prezzi può solo lavorare sulla propria efficienza operativa (come facciamo noi) o… decidere di andare in dumping e vendere sottocosto.

Vendere sottocosto vuol dire decidere che per un anno, due o tre si perdono soldi ma si prendono clienti attirati dal basso prezzo. Poi però dato che bisogna fare i soldi per stare in piedi, si fanno salire i prezzi in modo da recuperare anche gli sconti degli anni precedenti e fare utili. E per evitare che i clienti scappino quando si alzano i prezzi bisogna averli messi in una posizione in cui… non possono scappare.

Per cui, il nostro consiglio interessato/disinteressato è: scegliete pure operatori che costano meno di noi (sapendo che se costano molto meno stanno vendendo in perdita, i canoni sono gli stessi per tutti) ma state attentissimi a leggere il contratto che firmate, le clausole scritte in piccolo, cosa succede contrattualmente se poi volete un giorno cambiare operatore…

Altro problema: in Italia i costi di gestione delle rete ogni anno tendono ad aumentare anziché diminuire e quindi siamo sempre un po’ più cari, e questa è una cosa piuttosto assurda perché nel tempo dovrebbe avvenire il contrario, visto che i costi vengono ammortizzati.

Inoltre tecnologicamente in Europa le reti di nuova generazione come la fibra e la VDSL sono già una realtà mentre in Italia sta solo iniziando la sperimentazione. Diciamocelo francamente: servono reti di nuova generazione per sopportare il traffico dati che persone e soprattutto aziende avanzati dovranno inevitabilmente generare per il lavoro e la vita del prossimo futuro. E noi siamo ancora qui a discutere e a cercare di tirare fuori il massimo da cavi di rame obsoleti e reti di fibra ormai alla soglia dell’antiquato… :-(

Connessioni veloci: quanto è merito/colpa dei provider e quanto è imputabile allo stato?

Lo Stato in tutto ciò c’entra in parte, le tariffe di accesso alla rete sono sì regolamentate tramite l’authority (AGCOM) ma c’è sempre il gestore delle rete che propone i costi e l’AGCOM accetta o rivede al ribasso tali offerte, o le rimanda al mittente.

Per migliorare bisognerebbe avere un’infrastruttura “veramente” statale ed indipendente, capace di garantire l’accesso alla rete ad un prezzo migliore e di arrivare anche in quelle zone considerate “poco appetibili” a livello commerciale.

Sarebbe un’azione utile e garantirebbe maggiori diritti ai cittadini che vivono in zone non raggiunte dalla banda larga, quelle che per l’appunto soffrono ancora a causa del digital divide.

Il WiMax è una delle soluzioni?

Si, il WiMax può essere una valida alternativa, ma le reti wireless hanno i loro problemi. Se c’è un ostacolo tra l’antenna e il cliente, poniamo per esempio una nuova costruzione che “spunta” fuori dopo pochi mesi dall’allaccio, oppure condizioni climatiche sfavorevoli, come la neve che può coprire un ripetitore, la potenza del segnale diminuisce, perde di qualità, addirittura può scomparire.

In sostanza: il Digital Divide è un problema. Questo paese si deve (anche qui) rimboccare le maniche e mettersi a lavorare per risolverlo. Cosa non facile, non economica, non rapida, non rimandabile. Altrimenti, a furia di perdere treni, diventeremo un romantico paese, affascinante perché tremendamente retrò e che vive nel passato. Solo che, data la nostra incapacità di fare sistema anche sul turismo, non riusciremmo a tirar profitto e fatturati nemmeno da quello…

E noi che facciamo? Nel nostro piccolo cerchiamo di fare del nostro meglio per colmare il Digital Divide. In un prossimo post ve lo raccontiamo, che qui siamo già andati (ma era inevitabile) già troppo per le lunghe

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