Dal jukebox a Spotify: com’è cambiato il modo di ascoltare la musica?

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In principio c’era il jukebox. Voi ve lo ricordate? Noi di Ehiweb sì.

È un aggeggio che ha il suo fascino, quell’aura vintage che sembra aver fatto la storia della musica: un apparecchio nei locali pubblici che riproduceva il brano musicale scelto, in cambio di una moneta.

Forse se vi diciamo Happy Days qualche pensiero riaffiora: chi non ricorda il pugno con cui Fonzie lo attivava senza l’uso di spiccioli?

Poi ci sono stati: la grande radio da portare sulla spalla, il mitico walkman e il lettore cd. Preistoria ormai!

In epoche più recenti ricordiamo Napster, eMule, il file sharing, i lettori mp3. Adesso c’è lo smartphone, che è riuscito a diminuire notevolmente perfino l’utilizzo dell’iPod: del resto lo smartphone è anche un dispositivo musicale.

Così la musica è diventata sempre più portatile e tascabile e i riproduttori si sono evoluti e rimpiccioliti, ma non è tutto.

Adesso c’è Spotify

Definito dai più la novità che ognuno di noi aspettava, una specie di rivoluzione dal motto “la musica è per tutti”, Spotify è un servizio musicale che offre lo streaming on demand di una selezione di brani di varie case discografiche ed etichette indipendenti, incluse Sony, EMI, Warner Music Group e Universal. Lanciato nell’ottobre 2008 dalla startup svedese Spotify AB, il servizio vanta più di 24 milioni di utenti attivi: ed ecco che in un attimo l’mp3 ci sembra vecchio.

Tutte quelle operazioni che fino a ieri facevano parte delle nostre consuetudini digitali come acquistare musica, scaricarla, archiviarla su giganteschi hard disk e trasferirla con cavi e cavetti sul nostro dispositivo mobile, ci sembrano ora del tutto inutili.

A nostra disposizione, semplicemente premendo il tasto “play”, 20 milioni di brani: impossibili da ascoltare anche in un’intera vita.

In una parola: il progresso. O forse no?

Ascoltare un’ora di musica su Spotify a 160 kbps può ridurre l’autonomia di un cellulare fino a circa l’1% ogni minuto (60% in un’ora), con un consumo di dati pari a 72 Mb all’ora, il che significa 2,2 “giga” di traffico al mese.

L’ansia da batteria in esaurimento, soprattutto quando non abbiamo prese elettriche a disposizione, è all’ordine del giorno :)

Per non parlare della totale astensione dalla comunicazione e dai rapporti sociali, conseguenza inevitabile mentre si ascolta Spotify, cioè sempre! :)

E il mercato musicale che ne pensa?

Se nel 2003 la nascita di iTunes Store aveva risollevato un panorama abbastanza desolante dominato dalla pirateria, il nuovo business del download gratuito ha riportato la situazione indietro.

Nel 2013 le vendite digitali negli Stati Uniti sono diminuite per la prima volta passando da 1340 a 1260 milioni. La discesa dei cd invece è continua, con una perdita nell’ultimo anno del 14%, mentre è aumentato del 32% (una percentuale altissima in un anno) il numero di canzoni in streaming ascoltate attraverso i vari Spotify, YouTube e Rhapsody.

Il giudizio finale è dell’utente, e Spotify è stato promosso a pieni voti.

Voi che ne pensate?

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