I grandi geni della tecnologia: Gates, Jobs, Zuckerberg

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Cos’hanno in comune Bill Gates, Steve Jobs e Mark Zuckerberg, oltre ad aver contribuito a stravolgere completamente le nostre vite? Genio, sregolatezza, voglia di cambiare il mondo. Di quali mezzi si sono serviti? Intelligenza, convinzione e determinazione. Alla base del successo? Una grande passione. Punto in comune? Nessuno dei tre si è mai laureato, eppure…

Bill Gates

Come inizia la storia dell’uomo più ricco del mondo? Gates nasce a Seattle nel 1955, in una famiglia facoltosa che progetta per lui un roseo futuro da giurista: i genitori dovranno ben presto rinunciarvi. Bill non è un grande studioso, nonostante non gli manchino curiosità, intelligenza e una passione quasi ossessiva per l’informatica.

Un bel giorno la scuola decide di mettere un computer a disposizione degli studenti, il DEC PDP-11di proprietà della Computer Center Corporation, al quale Bill ha accesso con lo scopo di trovare eventuali errori e bugs. Lì iniziano i problemi: zero risultati a scuola, niente compiti svolti, ritardi e assenze continue per passare più tempo possibile di fronte a quell’affascinante macchina che di lì a poco avrebbe rivoluzionato il mondo.

“Scrissi il mio primo programma di software all’età di tredici anni. Serviva per giocare a tris. Il computer che usavo era grosso, ingombrante, lento e assolutamente irresistibile” – dirà poi Gates.

Nel dicembre 1974 esce il primo kit per Microcomputer Altair 8800, ma c’è bisogno di un software per queste nuove macchine: i tempi sono quindi maturi per la nascita della Microsoft Corporation.

Steve Jobs

Adottato in tenera età da una normalissima famiglia californiana, si diploma, si iscrive all’università e si ritira dopo un solo semestre per andare a lavorare e trascorrere tutto il suo tempo libero nel garage di casa, con l’amico Steve Wozniak.

Nel 1974 è alla Atari, ma due anni dopo i due decidono di mettersi in proprio dando vita alla Apple Computer. Pegno: la vendita del pulmino Volkswagen per Jobs e della prima calcolatrice per Wozniak. Sede dell’azienda attualmente più apprezzata al mondo: un garage. Risultato dell’operazione: l’Apple 1.

Sarà poi l’industriale Mike Markkula a dare la svolta all’impresa di Jobs e Wozniak con una donazione di 250.000 dollari: seguono la realizzazione di Apple 2, Apple Lisa (primo computer al mondo nella grande distribuzione a interfaccia grafica e mouse) e Apple Macintosh, dotato di icone, finestre e menù a tendina.

Le vendite però non vanno bene come era stato previsto e Jobs, per screzi interni, presenta le dimissioni all’azienda che lui stesso aveva creato. Coraggiosamente, a soli 30 anni, riparte da capo ripetendosi questo motto: “Vuoi trascorrere il resto della tua vita a vendere acqua zuccherata o vuoi una possibilità di cambiare il mondo?”.

Ne segue il periodo in cui fonda la NextComputer, acquista la Pixar e torna alla Apple, con la carica di CEO e uno stipendio di 1 dollaro l’anno.

Le azioni di Steve che portano Apple alla rinascita? Un accordo epocale con l’eterna rivale Microsoft: lo scopo principale era che l’azienda di Bill Gates continuasse lo sviluppo per il sistema operativo Apple degli applicativi Microsoft Word e Microsoft Excel, e come contropartita Apple per 5 anni dovette dotare i Mac del browser di default Microsoft Explorer Macintosh Edition.
Seguono il lancio sul mercato del primo iMac (primo computer all-in-one), il sistema operativo Mac OS X e il primo Apple Store nel 2001.

Da quel momento in poi è un fiorire di nuovi prodotti, tutti azzeccati, tutti nati dalla mente fantasiosa di Jobs: Ipod, Iphone e Ipad.

Mark Zuckerberg

Mark Zuckerberg nasce nel 1984 nello stato di New York. Nerd, arrivista, geniale, poco rispettoso delle regole: così lo ritraggono le numerose biografie che lo descrivono.

Appena diciannovenne, studente di Harvard, insieme ai suoi compagni di corso si inserisce in aree protette della rete universitaria per copiare le foto dei documenti di riconoscimento degli studenti e dare vita a Facemash, una versione virtuale dell’annuario che si usava diffondere nelle università americane a inizio anno: un elenco con nome e fotografia degli studenti per aiutare gli iscritti a socializzare tra loro.

Inutile descrivere il successo dell’iniziativa: Facemash, il prototipo, diventa Facebook e apre a tutti gli utenti con più di 13 anni che desiderano iscriversi.

La Facebook mania cresce a vista d’occhio, ma nel 2007 il team di Mark aveva già rifiutato diverse offerte da compagnie disposte ad acquistare la piattaforma. Zuckerberg si giustifica così: “Non fu per la cifra che ci offrirono. Per me e i miei colleghi la cosa più importante era creare un flusso di informazioni per la gente. L’unica cosa che realmente mi interessa è la mia missione, rendere il mondo aperto.”

Il 18 maggio Facebook entra ufficialmente in borsa e il sito ad oggi registra più di un miliardo di utenti.

Eppure i geni raramente sono bravi a scuola, quasi mai terminano gli studi, pochi sono laureati. Che ne dite? E’ la passione al di là della preparazione e della cultura il vero motore del mondo del lavoro o sono le università che sono inadeguate, poco al passo con i tempi, non all’altezza del panorama lavorativo attuale tanto che è meglio fare da sé? Diteci la vostra e fateci sapere qual è il vostro genio preferito!

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